Visualizza Versione Completa : Brani di studio alternativi
ptram
4th July 2013, 12:51
Ciao a tutti,
Insomma, studiare i metodi base di Londeix e Lacour farà pure bene, si affronteranno questioni meccaniche con l'aiuto di pezzettini carini e ingegnosamente concepiti, ma - se le prime pagine del Lacour vi fanno pensare all'opera lirica franco-italiana di fine Ottocento, a guardare le ultime pagine dello stesso metodo si capisce che la destinazione del giovane sassofonista sarà probabilmente in una banda militare.
E se non fosse quello il repertorio, lo stile, l'impostazione che ci interessa per la nostra brillante carriera futura di anarchici jazzisti free, suonatori di atroci dissonanze, avventurosi riscopritori del patrimonio delle launeddas e del saltarello?
Clandestinamente, io mi diverto ad integrare i pezzi istituzionali con incursioni nel repertorio oboistico e clarinettistico della grande tradizione europea. I Concerti Brandeburghesi di Bach mi sembrano anche ottimi esercizi meccanici. Ieri ho scoperto quanto bene vengano - e quanto bene facciano alla formazione del suono - i pezzi di Brahms con clarinetto protagonista (il Quintetto, che va però trasposto un semitono sotto, visto che Brahms lo ha pensato per il morbidissimo clarinetto in La, e le due Sonate, che invece si leggono così come sono scritte).
Il pregio di questo studio è duplice: si legge grande letteratura, abituandosi ad un linguaggio assai più raffinato di quello dei compositori minori da studiare per dovere; e (importante per me compositore) se ne approfitta per analizzare opere importanti dall'interno.
Lo so: come quando studiavo pianoforte, mi piace perdere tempo e non arrivare nemmeno al diploma. Ma se il diploma non è previsto, non vale la pena di approfittarne per studiare musica?
Paolo
Danyart
4th July 2013, 14:09
è importante studiare ed è importantissimo divertirsi e avere dei minimi obbiettivi, quindi va bene i libri ma bisogna anche "suonare"
StefanoSax
4th July 2013, 14:12
"Nulla di importante può venire insegnato" - O.Wilde
Aktis_Sax
4th July 2013, 14:29
Ho sempre espresso la mia parziale avversione per il metodo di Londeix "Il sassofono nella nuova didattica": dico "parziale" perché le formule di studio prima dei branetti sono molto interessanti e offrono spunti validissimi non solo al principiante, ma anche al musicista esperto che voglia tenere in allenamento certi passaggi. Non contesto assolutamente la metodologia di Londeix che è ovviamente un grandissimo didatta, dico solo che li ho trovati noiosi. Ci sono in giro metodi per principianti un po' meno noiosi: mi sono trovata bene con "Saxotempo" di Fourmeau per dirne uno.
In ogni caso, se ti piace il jazz non capisco perché ti soffermi (o ti fanno soffermare) troppo su questo genere di metodi. Capisco imparare l'impostazione e la tecnica, ma a lungo andare non ti annoierai?
Da come parli mi sembri colto musicalmente parlando, quindi conoscerai sicuramente su quale repertorio potresti indirizzarti...
Io suono queste robe da anni perché mi piacciono sinceramente, ma capisco la frustrazione di suonare roba che non ti piace. Anche se non dovessi diplomarmi, le suonerei. Alla fine uno deve suonare ciò che si sente dentro, anche se qua sembra assurdo a molti l'utilizzo """""classico""""" del sassofono. Insomma, dipende tutto da cosa piace a te e da cosa vuoi approfondire.
ptram
4th July 2013, 15:41
Atkis, io vorrei avere una formazione prevalentemente di stampo classico, e per questo mi sono cercato un maestro che fosse anche un ottimo interprete di quel repertorio (classica e contemporanea). Il genere di musica a cui sono interessato non si limita però solo al classico, né al jazz.
Detto francamente: non mi piacciono né tutta la musica classica, né tutto il jazz. Mi interessa la terra di mezzo, il jazz che occhieggia alla sperimentazione accademica (Coltrane, Shepp, Coleman, Corea, Bley, Miller...), la classica che si è fatta ricerca (spesso riassunta da noi con la parola "contemporanea", anche se l'invidia del pene di qualche canzonettaro-manager politico ne ha fatto ormai un false friend per dire modern music), la musica antica e le sue permanenze nella tradizione folklorica.
Ho la necessità di acquisire una tecnica che non diverrà mai particolarmente fine, ma che perlomeno poggi su basi solide. Benissimo, quindi, la formazione classica così come mi viene impartita, ma meno bene la qualità del repertorio da studiare. Che sopporto, perché so che è come la medicina un po' amara, e perché so che a tanti ha fatto bene. Ma che non riuscirei a sopportare se non ci mettessi anche la lettura di qualche lavoro di qualità musicale più "sofisticata". Il rischio sarebbe quello di concentrarsi un po' troppo sull'aspetto meccanico della musica, e meno su quello interpretativo (che interpretazione si può dare alle marcette del Lacour?)
È lo stesso con il pianoforte: si passano anni a studiare Czerny, e affrontare i grandi autori sembra quasi il premio di fine giornata. Nei primi anni al massimo si concedono qualche sonatina di Beethoven e qualche romanzetta di Mendelssohn. Nel mondo della tastiera va meglio con Bach: quel furbone ha scritto tanti capolavori accessibili anche alle ditine dei bambini. Non sono sicuro che esista un Bach didattico per il sax, ma ho il sospetto che tanto Bach potrebbe adattarsi perfettamente al sax, così come lo si è voluto adattare al pianoforte.
(A proposito dell'impiego del sax nella musica classica: secondo me è del tutto lecito. A parte il fatto che esiste una vasta letteratura di alta qualità, anche se in genere molto trascurata dal mercato e dagli stessi interpreti, la musica classica è vissuta a lungo, nel nostro paese, nelle bande - od orchestre di fiati che dir si voglia. Come si ritiene ancora lecito suonare Bach o Mozart con l'orchestrona straussiana, non vedo perché non si dovrebbe continuare a proporre la musica classica in versione per soli fiati, versione in cui la flessibilità del sassofono risulta indispensabile).
(Altra parentesi: quando ancora la fiera degli strumenti musicali di Pesaro non era stata affossata, la parte più interessante della manifestazione era il concorso nazionale per bande; è lì che ho capito la bellezza e la potenza dell'orchestra di fiati, che da noi sembra voler decadere come tante altre cose belle del nostro patrimonio).
Paolo
Aktis_Sax
4th July 2013, 18:06
Guarda, sono perfettamente d'accordo con te perché penso le stesse cose ed è un po' il mio modo di vedere il sax. Non è sempre facile spiegarlo in giro perché la gente pensa che il sax vada bene solo per il jazz o al massimo per il liscio. Semplicemente non avevo capito che eravamo sulla stessa lunghezza d'onda ;)
Detto ciò, io ora sono concentrata su poche cose, ma ho fatto periodi in cui alternavo lo studio "scolastico" dei "libri" a cose che trovavo in giro e che piacevano a me (sia classiche che altro). O le portavo al mio maestro, o le suonavo per i fatti miei: certo, bisogna avere acquisito un minimo di tecnica ed autonomia. I primi periodi in cui suonavo in banda passavo tanto tempo anche a studiarmi i pezzi (perché mi rodeva fortemente essere il 2° sax contralto e volevo passare al 1° in fretta :ghigno: ). La banda e l'orchestra di fiati sono due realtà fortemente sottovalutate dai più ed è sbagliatissimo.
Bach si adatta benissimo al sax secondo me, sia come solista, sia in duetto (invenzioni a 2 voci), sia per il quartetto (i concerti brandeburghesi per sax mi piacciono tantissimo); come Bach, anche tantissimi altri autori.
Capisco anche quando parli del pianoforte, la tecnica di base di questo strumento è forse ancora più "noiosa" di quella del sax, perché gli autori di riferimento sono sempre i soliti e la strada da percorrere è quasi obbligatoria.
ptram
7th July 2013, 11:20
Aktis, mi hai fatto venire la curiosità di sentire la vostra banda, ma ho dovuto scoprire che in provincia di Bergano ne esiste una quantità inverosimile, tra l'altro tutte organizzate in una associazione provinciale:
http://www.abbm.it
Curiosità chiama curiosità, e ho potuto appurare che questo censimento nazionale delle bande non è male, anche se è evidentemente incompleto (nel sito di Bergamo conto un centinaio di formazioni, mentre il censimento di quel sito ne elenca solo 54; e dalle mie parti mancano diverse formazioni che so attive da molto):
http://www.bandamusicale.it/bande/italia/index.php
Paolo
Aktis_Sax
7th July 2013, 22:15
Il sito dell'abbm lo curo io e il motivo per cui metà delle bande non sono inserite è perchè non hanno mai mandato il materiale (seppur sollecitati). Penso che sia lo stesso per il sito da te indicato, perchè lì è la banda che di sua spontanea volontà manda il materiale. Comunque la mia è la banda di Ponte San Pietro, anche se purtroppo il sito non è aggiornato.
David Brutti
10th July 2013, 14:45
Ciao ptram,
di istituzionale nel mondo del sax per fortuna non c'è nulla: il sax è uno strumento relativamente "giovane" che subito dopo la sua invenzione è stato quasi totalmente dimenticato per poi essere riscoperto nel Jazz e nelle avanguardie europee.
La didattica per sax "classico" (termine poco utile per definire uno strumento che non ha MAI vissuto il classicismo e che ha toccato in modo del tutto marginale e indolore l'800) è purtroppo nella maggioranza dei casi inutile. A parte i testi del Londeix che più che essere un metodo vuole fornire un "metodo di lavoro" valido in realtà a qualsiasi livello e qualsiasi età, il Top Tones di S. Rascher indispensabile per la cura del suono e dell'emissione e qualche sporadico testo "illuminato", la maggior parte dei libri didattici per saxofono sono quasi inutili per vari motivi: spesso propinano roba di autori che più minori non si può (quanti di voi conoscono Berbiguier o Samie???), di conseguenza dal dubbio valore musicale, quindi no lavoro sull'interpretazione; molti testi sono poi scritti nelle tonalità cosiddette "facili" impigrendo di fatto l'allievo e abituandolo a "gerarchizzare" le tonalità in facili, meno facili e difficili, approccio da evitare come la peste soprattutto se un domani si vuole iniziare uno studio serio dell'improvvisazione; molti testi non presentano difficoltà ritmiche degne di nota ma sono pagine e pagine di quartine di semicrome, spesso sempre con la stessa articolazione e nello stesso tempo; dinamicamente tendono a polarizzarsi su dinamiche che vanno dal piano al forte dimenticando che uno dei punti di forza del sax sono proprio le dinamiche "estreme"; nella maggior parte dei casi sono trascrizioni di metodi scritti per altri strumenti di conseguenza raramente toccano le problematiche "reali" del saxofono.
Quindi, ptram, non solo ti dico che il tuo approccio allo studio del linguaggio "colto occidentale" è condivisibile, ma aggiungo anche che nel percorso di studi che propongo preferisco evitare a piè pari tutti i testi a parte i pilastri sopra elencati preferendo far studiare:
1) repertorio originale a patto che sia interessante (no ad esempio gli epigoni francesini tutti uguali e buoni per muovere le dita). Mi concentro di solito sui capisaldi del repertorio: Debussy, Hindemith, Jolivet etc...
2) trascrizioni di grandi autori del passato. Ai livelli medi e avanzati amo molto sottoporre ad esempio la Partita in la minore di J.S. Bach per flauto come anche la Sonata di C.P.E. Bach o le 12 fantasie di Telemann. Preferisco ricorrere al repertorio per fiati (e ce ne è davvero una caterva) ed evitare di affrontare la musica per archi poiché fortemente idiomatica (trovo controproducente studiare ad esempio le Suite per violoncello di Bach in quanto, fermo restando il fatto che sono un monumento della musica di tutti i tempi, sono strettamente correlate alla tecnica e all'acustica del violoncello).
ptram
12th July 2013, 11:24
Caro David,
Grazie, se non altro, per l'incoraggiamento e il supporto morale! Una volta superati i problemi fondamentali di emissione, cercherò di proseguire con un percorso di studi mirato. Abbasso i francesini: cercherò di evitarli. Ci sarà da lavorare - e da divertirsi.
Paolo
ptram
2nd November 2013, 18:31
Ripreso lo studio dopo l'estate, è finalmente arrivato il momento di suonare sulle basi per affinare intonazione e senso ritmico. Mi è stato dato il compito di provare le mitiche Aebersold, suonando mezze scalette ed esercizi meccanici sulle varie tonalità.
Forse l'ho già detto, e forse qualcuno ricorderà: mi trovo sempre in difficoltà con i materiali di studio che di solito fanno tanto bene alla maggior parte degli altri. Evidentemente sono un po' strano. Sta di fatto che quello swingato, quelle sincopi, quegli accordi "sporchi" suonati da un pianoforte sintetico mi fanno perdere, mi danno le vertigini e un po' di nausea.
Solo, a notte fonda, nel bel mezzo di una zona industriale, chiuso nella mia auto davanti alle luci di una galvanica al lavoro, consumata la mia scarsa oretta quotidiana di musica, mi sono chiesto se davvero avesse senso continuare. Se la musica deve essere piacere, deve avere un senso e contenere un'idea di creazione assoluta - probabilmente no.
Sconsolato, perso tra me e me, sono passato ad una stazione radio che trasmetteva musica classica. Davano Mahler, l'Adagio della X Sinfonia. Tutto quel che ci resta del testamento di uno dei compositori che amo di più. Ho imbracciato il sax e ho cominciato a soffiare. Note lunghe, mezze scalette, passaggi meccanici. Rispettando quell'idea ampia e rigorosa di tempo, entrando in armonia con l'intonazione purissima della filarmonica viennese. Seguivo anch'io, a mio modo, le indicazioni di Boulez.
E più tardi, di seguito, le trasmissioni sono proseguite con dei pezzetti minimal, abbastanza insipidi ma perfettamente funzionali a sostenere il gioco delle mie dita. Mi sono divertito come un pazzo. Al termine, stanco per il tanto soffiare e digitare, mi sentivo felice.
Ho ripetuto oggi l'esperimento con dei pezzi di musica barocca. Mi è piaciuto. Questo esercizio può sostituire le Aebersold? È in atto un effetto placebo, che mi fa ritenere comunque eseguito il compito a casa, o davvero queste cose alla Garbarek/Hilliard Ensemble possono permettermi di progredire con gli studi?
Paolo
ptram
21st April 2014, 11:27
Sto studiando la Sonata in Sol minore di Händel (HWV364a, Op. 1 No. 6), e ne sono contentissimo. Ecco alcune osservazioni su un brano del genere usato a scopo didattico:
1) Poiché esistono molte interpretazioni dell'originale, è possibile confrontare direttamente il sax soprano con il violino, scoprendo una delle tante possibilità di questo versatilissimo strumento.
2) Mentre si studia, si può analizzare un brano musicale scritto benissimo. Ad esempio, il numero 25 dei Cinquanta studi facili e progressivi di Lacour si basa su due fondamenti: l'accordo di settima diminuita e la progressione cromatica - entrambi cascami di una banalizzazione della tradizione lisztiana filtrata nei tic della cattiva composizione del XIX e XX secolo. Le figure sono sempre le stesse, per paura di rompere una simmetria che è l'unico succedaneo di un'architettura altrimenti assente.
Nella Sonata di Händel si trovano chicche di invenzione: dall'inversione del moto degli arpeggi (per prima la nota mediana, poi la nota bassa per prima...), alla polifonia interna agli accordi (alto che scende e grave che sale), progressioni vivaldiane (salita di grado e improvvisa rottura), ecc. - è un piacere anche solo leggere una partitura del genere.
3) Si tratta di un vero brano musicale, in cui le varie parti hanno una giustificazione narrativa (alternanza di tempi lenti e veloci, rigorosi o liberi). L'Adagio (terzo tempo) è il classico miracolo barocco: dalla chiusa in Sol minore del tempo precedente si passa, con la sostituzione di una sola nota, ad un Mi bemolle maggiore dal carattere sospeso - su cui il solista è libero di improvvisare - per scivolare lentamente verso un Re maggiore conclusivo (molto ritardato da una preparazione estenuata che si propaga dalla misura precedente), che prelude come quinto grado al Sol minore del tempo finale.
4) Si può studiare un po' di storia della musica: l'Adagio non va letto così com'è. Sono note nude su cui si appoggia l'improvvisazione. In un mondo accademico che spesso prepara lettori automatici di note, è un bell'esercizio di apertura mentale.
5) L'interpretazione è impegnativa. Salti di dinamica, fraseggio continuamente variato, articolazioni che cambiano ogni due note (legato, staccato). Le triadi arpeggiate sono fantastiche formule per esercizi meccanici, che in massima parte non compaiono nel Londeix e sono non musica ipotetica, ma musica reale. Il Si maggiore arpeggiato mi sta davvero divertendo, e mi diverte studiarlo pensando che non si tratti di una semplice formula, ma di un accordo che precede il successivo accordo di Mi minore (come si esce da questo accordo, come si scivola su quello dopo?).
Evviva i classici, di qualsiasi epoca essi siano - comunque classici, musica, fatica ripagata!
Paolo
ptram
5th July 2014, 12:54
Cercando suggerimenti qui nel forum, mi sono imbattuto nel metodo per jazz di Eric Marienthal. Cercato su internet, letto, subito ordinato. Jazz sì, ma in realtà più in generale musica moderna nell'accezione più ampia. In quelle pagine non c'è quell'odore stantio di armonia a buon mercato, di musica giustamente sepolta da musica più importante (come i pastrocchi tutti neri dell'accademia francese vennero sepolti dal peso lieve dell'impressionismo).
Mi sembra un ottimo metodo generico (che, tra l'altro, trovo interessante anche al piano), che non presuppone l'imbecillità del povero allievo (che è giovane, non un povero demente incapace di affrontare intervalli, figurazioni ritmiche e tonalità "difficili"). Prepara ad un fraseggio contemporaneo - che si tratti di jazz, di pop sofisticato o di avanguardia. In qualche modo ci trovo, ulteriormente aggiornato, il pensiero dietro i Mikrokosmos di Bartók o gli studi di Kabalevsky (o, risalendo nel tempo, i pezzi per ragazzini di Schumann o Ciaikovski): affronta subito il linguaggio attuale, senza perdere tempo con difficoltà da virtuoso. La musica subito, le acrobazie poi.
Paolo
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