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Discussione: Propedeutica classica per studio jazz

  1. #1
    ilchitarraiomatto
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    Propedeutica classica per studio jazz

    Secondo voi, per studiare/suonare jazz, bisogna per forza passare dallo studio classico?

    Rispiego per chi non mi conosce che suonai il sax dai 12 ai 14 anni di età circa dopodiché diventai un chitarrista. Ora a 29 anni ho ripreso lo studio del sax e con un po' più di esperienza mi sento di esplorare ANCHE il linguaggio jazz che vuole poi diventare quello definitivo. Però non riesco a staccarmi dagli studi classici (Giampieri, Cuneo) perché li ritengo fondamentali e oltretutto mi divertono un sacco e mi danno soddisfazione. Noto che mi danno moltissima disciplina, cosa che lo studio jazz invece rischia di confondere, data la vastità e l'assoluta cura richiesta nella scelta e nella programmazione dello studio, onde vagare nel nulla. Esempio concreto: quando studio 'The jazz method for saxophone' di John O'Neall, per carità mi diverto a stecca a suonare i brani armonizzati con la base e ad improvvisare a fine brano, però boh.. mi sembra che mi manchi qualcosa. Oppure studio su 'The jazz theory book' di Mark Levine, imparo qualcosa sì, ma poi come lo applico?
    Non so se mi sono spiegato, ritengo lo studio classico OBBLIGATORIO e quindi propedeutico per qualsiasi altro linguaggio, jazz in primis. Magari sto dicendo una banalità assurda, però non escludo che qualcuno possa iniziare a studiare jazz dal primo giorno, chi glielo vieta? Ma come farà senza la conoscenza delle dinamiche, le varie articolazioni ecc che nello studio classico sono obbligatorie? Non rischia di costruire la propria abilità sassofonistica esclusivamente su se stesso (che potrebbe significare sia originalità, ma anche ignoranza)?
    insomma, io continuo a studiare entrambi i linguaggi. Godo doppiamente


    P.S. Non vorrei pensaste che il Giampieri e il Cuneo li faccia ad occhi chiusi, anzi.. Me li sudo nota per nota. Mi ci vorranno altri 20 anni per finirli. Ma piano piano porto a casa un brano nuovo, divento più bravo nella lettura e tecnicamente e sono felice come una Pasqua. Questo è quanto basta. Se però studiassi solo i metodi jazz a mio parere andrei avanti più lentamente.

    P.P.S. Adesso arriva un amministratore del forum e mi dice che la discussione c'era già. Matematico.

  2. #2
    ... probabilmente non hai ancora compreso quale sia la routine per studiare jazz REALMENTE.
    Mentre hai compreso in parte cosa sia su studiare sassofono classico.

    Hai le idee un po' confuse su cosa sia "tecnica strumentale" e "linguaggio musicale". E sui vari metodi e percorsi da seguire per acquisire entrambe le cose...

  3. #3
    ilchitarraiomatto
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    No i concetti di 'tecnica strumentale' e 'linguaggio musicale' mi sono ben chiari perché sono universali musicalmente parlando e come spiegato suono da quasi 20 anni. Che non mi sia chiara la routine per studiare jazz invece sono pienamente d'accordo.
    Il mio dilemma non era se lo sviluppo della tecnica debba essere fondato nello studio classico. Lo sviluppo della tecnica strumentale attraverso la conoscenza di scale, arpeggi e patterns vari, non ha etichette come 'classico' o 'jazz' a meno che non entriamo nell'ambito di armonie prettamente jazzistiche.
    La differenza potrebbe per esempio essere invece quella fra uno spartito scritto e con dinamica e articolazioni ben definito (classico), contro una chart di accordi su cui invece dare libero spazio alla creatività (jazz). Nel secondo caso, non è semplicemente un problema di linguaggio. Se io non ho una base solida appresa attraverso lo studio classico dello strumento per lo meno in fase iniziale, come mi comporto? Posso partire da zero assoluto e studiare jazz subito?
    Ripeto, non è il mio caso, è curiosità.. Io comunque chiedo umilmente consigli perché a volte un semplice scambio di vedute può cambiare qualche cosa nella mia testa in maniera più che positiva. Mi piacerebbe capire quale sia una routine adatta a studiare jazz.

  4. #4
    ilchitarraiomatto
    Visitatore
    'Non è il mio caso' era inteso nel senso che oramai io ho iniziato con gli studi classici tempo fa e quindi non inizio a studiare jazz senza avere nessuna conoscenza dello strumento. Non vorrei fosse fraintesa come un'affermazione presuntuosa tipo 'io non ho bisogno di consigli'. Ne ho bisogno eccome, dato il problema che ho sollevato.

  5. #5

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    Non credo che lo studio classico sia obbligatoriamente propedeutico nello studio di altri linguaggi, altrimenti non ci sarebbe gente che sa suonare senza nemmeno conoscere la musica. Non vi è dubbio che avere una base classica ti aiuti ma non credo sia obbligatoria. Tanto per farti un esempio i famosi overtones col sax credevo che si riuscisse a ottenerli solo dopo estenuanti studi sul famoso metodo di Sigurd Rascher che parte dagli studi sugli armonici e cosi via. Bene dopo qualche mese di tentativi con le labbra in fiamme il metodo l'ho quasi buttato e i sovracuti sono riuscito ad attenerli lo stesso qualche tempo dopo senza nessuno studio degli armonici, provando e riprovando sulle posizioni e lavorando sull'imboccatura. Ora nonmetto in dubbio che quegli studi servano al saxofonista classico che deve per forza avere il controllo assoluto del suono, ma ti assicuro che per fare jazz e altra musica dove l'imboccatura non è fissa e il suono puro non è un dogma, anzi se è sporco è meglio, non servono.
    Poi mi sai dire su quale metodo classico trovi gli studi sulle pentatoniche e sulle scale blues o sulle scale modali?
    Ti consiglio di procurarti per prima cosa il metodo di R. Ricker Pentatonic Scale For Jazz Improvisation, è eccellente. Poi ci sono gli Aebersold.

  6. #6
    ilchitarraiomatto
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    Gli Aebersold ce li ho tutti quanti. Sarà quasi ora di usarli
    L'altro metodo lo cerco e ci do un'occhiata.
    Effettivamente pentatoniche/blues e modali non sono argomento classico.
    A me vengono in mente i classici studietti del Giampieri che ti fanno rigare dritto. Spartito, segni d'espressione, articolazione. Lo studio è quello. Quando lo hai imparato, allora puoi eventualmente fare quello che vuoi. Ma prima lo impari come è scritto e ti imponi la disciplina. Quando studio jazz con l'Oneill vado molto libero invece, però mi piace ciò che faccio e lo attribuisco all'aver prima imparato le regole sul Giampieri (e al gusto personale ovviamente, che riesco a modulare a piacere nel corso del brano).

  7. #7

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    Il Jazz è questo: libertà! e improvvisazione. Improvvisazione significa assenza di spartito
    se riesci a ottenerla con gli studi classici ok
    altrimenti prova con le scale blues/pentatoniche e modali

  8. #8
    ilchitarraiomatto
    Visitatore
    No effettivamente sono un cane. E sto cercando piano piano di suonare senza spartito da cui sono totalmente dipendente. E ovviamente punto alla libertà improvvisativa.
    Il quesito iniziale era se bisogna passare dalla classica per arrivare al jazz, INIZIALMENTE. Poi chiaramente il bivio e la scelta del proprio linguaggio ad un certo punto si rende obbligata. Mi chiedevo semplicemente se iniziare subito col jazz non ti faccia ignorare troppe cose che sono fondamento dello strumento.

  9. #9

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    Se parlavi di un clarinetto potevi avere ragione ma un saxofono deve di più peril suo sviluppo linguistico al jazz di quanto non debba alla classica

  10. #10
    ilchitarraiomatto
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    Se mi studio bene il primo Aebersold e ci aggiungo il 'pattern for jazz' di Coker, mi può bastare per un bel po', o è meglio altro? E se si quali metodi? Quei due li conosco e mi piacciono. Magari poi ci aggiungo una parte di studio di improvvisazione libera sulle basi e ovviamente studio della teoria su 'The jazz theory book' mio fedele compagno da tempo.

  11. #11

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    Sul primo aebersold c'e' già scritto che metodo di studio usare per imparare a improvvisare

  12. #12
    molto dipende da quale è il tuo obbiettivo.
    se ti interessa suonare in orchestra ed improvvisare devi necessariamente essere un buon lettore e un buon improvvisatore.
    per il primo aspetto gli studi classici aiutano per il secondo poco o niente.
    i metodi di per se possono essere solo una grande perdita di tempo.
    se ti interessa il jazz inteso come mainstream (suonare gli standard) più che gli aebersold ti consiglio di imparare a costruire delle frasi sugli accordi.
    quindi il primo passo è conoscere gli accordi poi le scale e quindi il fraseggio.
    alla base di tutto c'è il suono e quello lo devi studiare a meno di non avere una innata dote naturale.
    metterei da parte overtones ed altre amenità :il valore del sassofonista , il suo biglietto da visita , il suo dna è il suono in quanto tale .
    sax tenore selmer sba 1948 mk6 m 114906 bocchino francois louis

    ancia di plasticazza (bari) m

  13. #13
    L'avatar di mario ruzzi
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    PARMA/REGGIO EMILIA
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    L'Omnibook!!!
    Suonato in tonalità originale ti aiuta molto per la lettura ed il fraseggio.

  14. #14
    ilchitarraiomatto
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    Citazione Originariamente Scritto da fcoltrane Visualizza Messaggio
    alla base di tutto c'è il suono e quello lo devi studiare a meno di non avere una innata dote naturale.
    metterei da parte overtones ed altre amenità :il valore del sassofonista , il suo biglietto da visita , il suo dna è il suono in quanto tale .
    .. E come lo esercito il suono? Esercizi a parte o incorporati nello studio delle scale, arpeggi ecc? Perché mi rendo conto che senza un programma ben definito, tendi a fare sempre ciò che ti piace ed evitare le rotture di palle. Poi dopo due anni così ti ritrovi al punto di partenza..

  15. #15
    ilchitarraiomatto
    Visitatore
    Figo l'Omnibook, non lo conoscevo. Però forse è meglio aspettare ancora un po' per quello o Bird mi maledice per incompetenza.

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